martedì 3 aprile 2012

Calcio nelle vene

La passione per il calcio è qualcosa che ti coinvolge e nemmeno te ne accorgi. A 16 mesi ti spunta il primo dentino, ma te ne rendi conto verso i 3/4  anni, quando ne hai molti di più ed inizi a capire. Che sei moro o biondo te ne accorgi la prima volta che ti guardi allo specchio e ti riconosci, ma in realtà lo sei sempre stato. Verso gli 8 anni poi, capisci che il tuo ruolo misero e banale di studente delle elementari ti va stretto, ti rendi conto che puoi ambire a mansioni superiori, che puoi essere in grado di rivestire impieghi di ben altra categoria… sei consapevole di voler fortemente diventare “qualcuno”. Di politica non ci capisci nulla, lavori fisici tipo il meccanico non sono adatti alla tua tenera e fragile età… perciò ti tuffi nel magnifico ed unico ruolo del “tifoso”. A 8 anni puoi dirlo per la prima volta e con fierezza: “io sono della Roma!”. Da quel momento in poi, hai una seconda pelle addosso, che non si stacca più. Vai in giro a fare il fico… “io sono della Roma!”… a scuola “io sono della Roma!”… vai da mamma “io so sono della Roma!… lo ripeti all’infinito, al posto del solito “ciao”, dici la tua frase impregnata di orgoglio . E’ strano come un individuo sia così coinvolto da qualcosa che non prevede il tuo intervento, che non sa nemmeno che esisti. Nasce un senso di appartenenza a colori e situazioni che diventano tue. Quando sei più grande poi, la maggior parte delle volte, questa tua predisposizione (dipendenza) verso il calcio, ti fa discutere con chi ti sta intorno e non condivide il tuo pensiero. Non capisce, ti prende per matto.
Mia madre: lei odia il pallone, come quasi tutte le mamme, e non capisce, non interpreta, non si immedesima nella mia parte. “mamma! Abbiamo segnato!!! Goooooooooooooooooooool !!!!”… e lei continua a lavare l’insalata, alzando un sopracciglio e scuotendo la testa come per dire “povero figlio mio”. Ma perché? Perché la gente non capisce? C’è veramente poco da fare, certe sensazioni o si provano in prima persona o sono impossibili da percepire . Non le puoi spiegare e far capire, puoi solo viverle per afferrarne il vero significato, per catturarne il brivido. Questo ovviamente vale per ogni tipo di esperienza. Mi viene da pensare ad un lancio con il banging-jumping : se me lo raccontassero non sarebbe sicuramente la stessa cosa rispetto all’essere legato alle caviglie come un cotechino e lanciato giù da un ponte alto cento metri con il rischio che si rompa la fune o che magari rimbalzando vai a schiantarti contro un masso che poi ti frantumi in 283 pezzetti che nemmeno il campione mondiale di puzzle sarebbe in grado di ricomporti... che scena! Perciò in questo caso amici… raccontate pure, mi fido…
Tornando al calcio però, credo sia un esempio unico di condivisione. Vedere una partita in compagnia, tifare ed avere le stesse speranze, concentrarsi in un’unica direzione… cosa c’è di più coinvolgente , di più emozionante? E poi … gool!!! Si gode all’unisono, un po’ come quando a 12 anni ci si masturba in compagnia (me l’hanno raccontato eh mamma, io non l’ho mai fatto). Vivere il Sabato in attesa della Domenica, o il Venerdì in attesa del Sabato se si gioca in anticipo, o il Martedì in attesa del Mercoledì se fai la Champion’s League, o il Lunedì in attesa del Martedì se fai la Champion’s League e giochi di Martedì!...avvertire un senso di piacere perché sai che il giorno seguente potresti ricevere una gioia. Non pensi mai che sarà una delusione, la speranza la fa da padrona. L’umore è inevitabilmente condizionato dall’esito della partita della tua squadra del cuore. Lei ha un potere devastante, cambia volti, espressioni, varia l’impegno a lavoro della settimana a seconda di quello che combina nei 90 minuti . Quanti di noi soffrono di questa malattia… e non c’è alcuna cura! Preferisco restare malato…
Le donne della nostra vita dovrebbero quantomeno provare a comprendere….
Prendi una finale di Champion’s League e vivila. Quante ne ho giocate nella mia fantasia perversa da tifoso… E le ho anche tutte vinte! Ma nella realtà, mi basterebbe viverne una, sarebbe un tempo che divide un orgasmo da un infarto, che determina il tuo destino. Ringrazio il cielo di essere nato nel 1983 e ringrazio anche chi ha deciso che quando si ha appena 1 anno, non si capisce un cazzo e la memoria ancora non è in grado di fare il suo mestiere. Oggi ,per fortuna, di quel Roma - Liverpool ho solo qualche video in vhs e racconti di mio padre. Non è possibile perdere una finale di Coppa dei Campioni, ai rigori, nel tuo stadio, con una città pronta ad esplodere di gioia. Ed invece è successo. Che strano… A volte penso a tutte le cose strane, curiose, che esistono ma che magari vengono date per scontate. Per esempio… Da quanto tempo esiste l’uomo? Qualcuno ancora starà studiando alacremente per determinare una quantità di anni esatta, ma di sicuro si tratta di un numero pazzesco… migliaia se non milioni e miliardi di giorni, mesi, anni…  e da quanto tempo esiste il calcio? Da circa 120 anni. Se questa proporzione fosse descritta da un grafico, il calcio, rispetto all’esistenza dell’uomo, sarebbe un puntino minuscolo perso in un universo non ben definito. Un satellite nello spazio.  Una cacchetta nel mare. Ebbene noi siamo nati proprio su quella cacchetta. Il paragone forse non è dei più reali, ma penso renda bene l’idea. E se fossi nato 300 anni fa, cosa avrei fatto la Domenica? Ed il Mercoledì sera?... non ci posso nemmeno pensare, anche se è evidente che ogni tanto lo faccio